Incontro All’Ecomuseo con Walter Massa, il vate del Timorasso
Apologia al Grignolino, la scorsa settimana a Cella Monte, in occasione dell’ospitata del vate del Timorasso, Walter Massa, invitato all’Ecomuseo della Pietra da Cantoni da giovani produttori locali, per una prolusione enoica puntuale e indefinita, seria e cartomantica, dicotomica solo all’apparenza.
Accarezzando un’immaginaria sfera di cristallo, Massa ne ha così previsto un grandioso futuro e, snocciolandone le caratteristiche, lo ha elevato
all’onore dell’altare. “Il Grignolino è leggiadro, leggero e facile, è autorevole e mai autoritario. Ha la personalità per diventare uno dei vini rossi del futuro.
Anzi, per me, il vino è: bianco, rosso o Grignolino. Mai è stato criticato un Barolo scarico di colore. Nella vita, come davanti ad un calice, fermarsi davanti al pregiudizio, significa godere a metà. Basta farlo etico, non avere fretta e comunicarlo bene, per riscattarlo da quella infausta incomprensione, che nel recente passato lo aveva relegato tra gli ibridi dell’enologia monferrina”.
Bravi vignerons
Grazie alla sensibilità, all’intuizione e alla fede di bravi vignerons del Monferrato, oggi, il Grignolino ha riscattato la sua identità, con fierezza, forza e determinazione, ma non basta. “Occorre un ulteriore passaggio – ha proseguito l’enologo dei vini soprannaturali, – quello che, con lungimiranza, lo legherà indissolubilmente all’identità del suo territorio. Facciamo nostro l’esempio dei cugini francesi e dei padri italiani” ha puntualizzato Massa: “Chiamiamolo Vignale o Casale, affinché possa diventare il – Ministro degli Esteri – del Monferrato casalese. Non è l’uva a conferire notorietà al vino, ma il suo territorio. Usciti dal vivaista, i francesi non parlano più del vitigno, ma del territorio. Quando mai si è visto andare a mercanteggiare l’ingrediente?
La genetica è importante e, noi, la onoriamo e la rispettiamo, ma è il territorio che dobbiamo comunicare. Vince chi punta sulla geografia del vino”.
Un messaggio netto, diretto ed esplicito che esorta ad una visione anche più ampia: “Se leggo il territorio su un’etichetta, mi verrà voglia di andarci. Lo stesso, vale per i cittadini del mondo che, così facendo, prima o poi, a qualcuno di loro verrà voglia di fare un giro da queste parti, di venire a pranzo o a cena, di dormirci, di comprare un rustico, di passare a fare benzina o a comprare le sigarette, per ritrovare l’emozione di quel calice e, appresso, le sue origini, il lavoro del viti vignaiolo e il Genius Loci del luogo.”
Amplesso nel degustarlo
Ma, attenzione alla comunicazione che “non è affare da giullari” ha sottolineato Massa all’Ecomuseo. “A mio modo di vedere, vignaioli/produttori di vino devono dividere equamente l’impegno aziendale tra cura della vigna/della cantina e l’attenzione alla comunicazione, che sono tutte cose serie. Copiamo quelli più bravi che ci hanno preceduti raggiungendo il successo”.
Il Grignolino “è anima, radici, corpo e spirito del Monferrato casalese. Il Grignolino ha le caratteristiche che vuole l’umanità: autenticità, trasparenza,
purezza e intensità. Comunichiamolo. E se la produzione non ha i numeri per sostenere il mercato mondiale, tanto meglio. L’essere un vino – per pochi e non per tutti – trasmette quel percepito di esclusiva che genera, prima, l’affanno di trovarlo, poi, l’adrenalina di averlo e, infine, l’amplesso di degustarlo”.
Chiara Cane